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Immagine del redattoreRomina Ciuffa

ROMASH



Non parlo mai di Roma. Eppure ne ho il nome e la conosco più delle mie tasche. Sono nata, cresciuta e vivo a Piazza di Spagna. Per andare all'asilo salivo tutti i giorni la scalinata di Trinità dei Monti, a tornare a casa era solo discesa. A scuola - tanti anni al Collegio Nazareno - si andava in tre in motorino e senza casco, rubavamo da Vertecchi e nei negozi pure a Via Condotti, dividevo l'ascensore di casa con Marina Lante della Rovere, che allora stava scrivendo "I miei primi 40 anni".


Ora ne ho io anche di più, Roma è cambiata, ha cambiato me, ci siamo snaturate e ci guardiamo in silenzio, con l'aria di "tutti 'sti turisti, tutti 'sti burini, tutte 'ste Jump". Il matto di Piazza Barberini è morto, gli uccelli non volano, si buttano ad ali chiuse e li perdi di vista. Rita mi dice: "Ti porto a rivedere Roma, Romì".


Ed ecco il centro storico, Castel Sant'Angelo, il Vaticano, il Tevere, Palazzaccio, il Gazometro, Prati, lo Zodiaco, l'Altare della Patria, Rione Monti, Via Rasella, la finestra della mia stanza da letto.


È "ROMASH", qui sotto: Roma su una MASH pilotata da Rita Coleine e Gabriella Ferri, amen, di nuovo in tre in moto. Rita così mi ricorda chi sono, da dove vengo, perché torno sempre. Quei celletti però, hanno gli occhi tristi: prima no.




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