METODO DROMO
Messo a punto in anni di viaggi e dromomania dalla psicologa Romina Ciuffa, il METODO DROMO prende atto della necessità di fuggire - tacciata dai più con un connotato negativo e grossolano - e la utilizza come risorsa per superare ericksonianamente l'empasse. Attraverso la terapia, l'ipnosi e viaggi mirati, sarà utilizzato il "tempo di fuga" da taluni problemi non come semplice (e pericoloso) stacco e distacco, bensì come crescita e velocizzazione del metabolismo emotivo attraverso il ricorso ai nuovi stimoli o il corretto impiego degli antichi. Sarà un viaggio alla ricerca di se stessi, in superamento di fobie, depressioni, attacchi di panico, ossessioni, ed altro. Particolarmente indicato per affrontare e/o risolvere i problemi di una coppia, ivi inclusi quelli attinenti il tradimento, di cui è punto di forza. Si sviluppa in un viaggio mentale ed effettivo, una partenza vera e propria "senza ritorno".
Il METODO DROMO di Romina Ciuffa nasce dagli studi condotti - attraverso la Scuola di specializzazione in Ipnosi e Psicoterapia Ericksoniana di Roma - su Milton Hyland Erickson, medico psichiatra e psicoterapeuta statunitense, riconosciuto come uno dei più importanti ipnoterapeuti del Novecento. In particolare, si fonda sul suo "Diario della canoa" ("CANOE DIARY"). Erickson soffrì fin da giovanissimo di molti problemi neurologici oltre a dislessia e un grave daltonismo che gli permetteva di apprezzare solo il viola, allergie, due poliomieliti che gli causarono atonia muscolare e aritmia cardiaca, e altri deficit sensoriali come amusia o sordità tonale, ossia l’incapacità di apprezzare e cogliere l’armonia dei suoni musicali. A 17 anni fu colpito dalla poliomelite. Dopo essere uscito dal coma, i medici previdero una paralisi. Si curò nella sua fattoria, con le proprie risorse, concentrandosi ininterrottamente sul ricordo dei movimenti passati e sperimentati ed osservando le modalità con cui una sua sorellina imparava a camminare (tecnica della focalizzazione ideodinamica indiretta): sedeva su una sedia a dondolo e sentiva un forte desiderio di guardare dalla finestra. La sedia si mise a dondolare come da sola, nonostante egli fosse completamente paralizzato. Utilizzò pazientemente quel suo metodo muscolo per muscolo, articolazione per articolazione e, dopo un anno, già usava le stampelle. Consapevole che quell'inabilità fisica non gli avrebbe permesso di mantenersi facendo il contadino, optò per la carriera da medico, ed ottenne un lavoro in una fabbrica di conserve per finanziare gli studi nell’Università del Wisconsin. Dopo il primo anno di università il medico gli consigliò esercizio fisico all’aperto, possibilmente senza usare le gambe.
Scrive la figlia: "Papà sapeva di dover imparare a camminare e ad essere indipendente. Avrebbe fatto letteralmente qualunque cosa per riuscirci, credo, e così fece. È stata raccontata molte volte la storia di come osservasse la sua sorellina minore, che stava proprio imparando a camminare, e di come analizzasse il numero infinito di movimenti che le persone compiono per camminare senza attenzione cosciente o senza neppure ricordare come si fa. Ciò che non è così ben conosciuto è il fatto che papà avesse deciso che aveva bisogno di rafforzare i muscoli del torace e delle braccia. Usciva nel giardino di casa sua con la sedia a rotelle. Si lasciava cadere dalla sedia e si trascinava letteralmente per terra per quanto ci riusciva. Dopo essersi allontanato più che poteva, si voltava e si trascinava di nuovo verso la sua sedia a rotelle. Sono ancora profondamente impressionata da questo tipo di determinazione".
Durante la convalescenza, Erickson e un suo amico decisero di fare d’estate un viaggio in canoa, attraversando una serie di laghi da Madison, Wisconsin verso il fiume Milwaukee e al Missouri, poi fino alla confluenza con il Mississippi a St. Louis e tornando al punto di partenza remando controcorrente. Per il suo stato di salute aveva bisogno di una persona accanto a lui ma, al momento di partire, l'amico rinunciò. Non si scoraggiò. Portò con sé 5 dollari, un cambio di vestiti e alcuni libri da studiare per l’anno successivo di università. Decise di non dirlo ai genitori, perché temeva che non lo avrebbero lasciato andare da solo; si mise a discendere la corrente con l'intenzione di procedere in quella direzione sino al momento di invertire la marcia. Darsi una precisa destinazione, a suo avviso, non avrebbe fatto che rendere tedioso il viaggio.
Quando doveva trasportare la canoa, il debole Milton si sedeva e attendeva che qualunque passante interloquisse con lui, gli spiegava che stava facendo un viaggio in canoa per rafforzarsi, e accettava l'aiuto che gli veniva sempre offerto: aveva già imparato che la gente preferisce aiutare se offre volontariamente il proprio aiuto, piuttosto che se richiesto. A volte, se non passava nessuno, si spostava carponi trascinandosi dietro la canoa e, arrivato all’acqua, la spingeva fino a che essa non galleggiasse e poi vi si lasciava cadere dentro. Si guadagnava il pane stringendo amicizia con le persone che incontrava. "Papà aveva capelli e occhi nerissimi e la sua pelle scura si abbronzò molto. Veniva spesso scambiato per un nativo indiano americano. Lui e i suoi nuovi amici intavolavano delle conversazioni e tutti raccontavano le loro storie. A volte papà si offriva per dei lavori, di pulire il pesce o di districare le lenze. A volte veniva pagato con una piccola somma, altre volte no. A volte lo invitavano a mangiare con loro o gli regalavano un po’ del loro pesce. Papà rifiutava sempre il pesce buono e accettava solo quello non smerciabile. Sapeva che i pescatori si guadagnavano da vivere vendendo il pesce della migliore qualità".
L’ultima pagina del suo diario riporta: “Remato fino a rimessa delle barche. Fine di un viaggio in canoa di 1200 miglia - remato per 1000 — 200 miglia su vapori — lavorato per mantenermi — studiato sodo — mi sono divertito — migliorato fisicamente del 500%. Sono orgoglioso del mio viaggio. Qualcosa di tentato, qualcosa di realizzato per guadagnarsi una notte di riposo. Ogni mia notte di riposo me la sono guadagnata”. All'epoca in cui cominciò il viaggio di ritorno, la sua forza muscolare era aumentata al punto che era in grado di pagaiare contro corrente e di trasportare la canoa senza bisogno d'aiuto. Alla fine delle dieci settimane, l'elenco delle cose che aveva fatto era ancora più notevole: aveva navigato per quasi duemila chilometri di fiume, ricorrendo esclusivamente alla propria intelligenza e alle proprie risorse; aveva iniziato il viaggio con 5 dollari e terminato con 8; era partito sulle stampelle e tornava zoppicando in modo solo leggero, ma permanente; era un giovane robusto con un nuovo senso di fiducia, orgoglio e autonomia personale.
Nel 1952, Erickson fu vittima di un evento molto raro in medicina: fu colpito da un altro ceppo di poliomielite e rimase in carrozzina con le gambe e un braccio paralizzati. Eppure divenne il più grande ipnoterapeuta mai esistito, a tutt'oggi. Ebbe più mogli, 8 figli, cani di tutte le razze, e fama: consulente di gruppi quali la squadra americana di tiro al bersaglio, enti governativi sullo studio degli incidenti aerei, atleti che cercavano di accrescere le loro potenzialità e incredibili risultati tramite l'ipnosi, branca che fino ad allora costituiva un vuoto teorico e pratico sia pur esistente. Mancava da casa almeno una settimana al mese per conferenze. Acclamato in molti Paesi, non potendo parlare le lingue dei luoghi che richiedevano la sua presenza, inventò tecniche mimate di induzione ipnotica. Riceveva pazienti a casa propria, li faceva attendere in salotto in mezzo ai suoi otto figli, e otteneva risultati insperati che lo resero ERICKSON. Lo stesso terapeuta - un poliomelitico - divenne, in lui, uno stimolo a mettere in atto le risorse potenziali per superare le avversità che la vita presenta. Questa non è una potenzialità di Erickson: è la potenzialità di tutti. Il linguaggio suggestivo ed ipnotico non condurrà il paziente nel “gregge” del terapeuta, ma ridefinirà le interpretazioni del paziente in modo da renderle funzionali alla sua esistenza. E sarà questo il nostro viaggio.
canoe diary
Milton Erickson
durante il suo viaggio
in canoa
Le sessioni di terapia psicologica seguono principalmente il modello di Milton Erickson. Sedute “classiche”, ma anche movimento, gite, passeggiate, compiti, e ciò che possa essere d’aiuto all’inconscio nello specifico, nella sua unicità: la classe dei cani non è essa stessa un cane. Si abbandona il letto di Procuste, ossia non si effettua alcuna forzatura (nella mitologia greca il brigante Procuste, anche conosciuto come “stiratore”, costringeva gli ignari viandanti in un letto scavato nella roccia, misurandoli: se troppo corti li stirava con l’incudine, se troppo lunghi e sporgenti li amputava fino a farli rientrare; le vittime, nei due sensi, morivano tra atroci torture). Il processo è naturale, si incoraggiano anche le resistenze, si promuove il cambiamento in un approccio naturalistico, si dorme sia corti che sporgenti senza stirare né amputare, grazie al dialogo con l’inconscio. Junghianamente riassumendo: alla parola viene affidato tutto ciò che non si è potuto ottenere con mezzi onesti.
Partiremo per il luogo che io sceglierò per voi, sulla base delle esigenze specifiche dell'individuo e del suo carattere, del suo totale essere se stesso. Viaggeremo insieme, veramente, in un luogo differente. Ciò richiederà un impegno sostanziale, lo spostamento fisico prima che interiore, in uno spazio diverso che modelleremo ai fini della terapia. Seguirò la persona in ogni suo cambiamento: non la "porterò" al cambiamento, sarà lei a crearlo con le proprie risorse. Il viaggio, questa volta, non sarà fuga, non sarà distacco. Sarà un ritrovamento.